Luce nella scultura

Prima di parlare della funzionalità della luce nella scultura è doveroso andare a specificare alcuni concetti: Ombre Zone lucenti e Colore.Le ombre si distinguono in ombre proprie e ombre portate: le prime sono quelle specifiche dell’oggetto, quelle generate nelle zone non direttamente illuminate, le seconde sono quelle che l’oggetto stesso crea sul piano d’appoggio. Le ombre proprie definiscono la forma, il profilo della scultura, forma peraltro deformata dalla prospettiva, dalla distanza e dalla natura della fonte di luce e naturalmente dalle caratteristiche
Le ombre proprie possono essere diffuse se si sviluppano su superfici tonde e lisce, possono essere ben definite se non addirittura violente quando vengono generate da profili appuntiti, sporgenti oppure quando nascono da particolari texture ben definite e solcate.
Generalmente nella zona opposta all’ombra propria troviamo zone direttamente illuminate dette zone lucenti. Come per le ombre le zone lucenti possono essere di vario tipo: dirette se interessano in modo uniforme un intero piano della scultura (come ogni singola sfaccettatura di un cristallo), sfumate se appaiono su una superficie curva, opache se invece la superficie è porosa o irregolare e frastagliata.
Zone d’ombra e di luce interagiscono insieme ad un altro fattore molto spesso trascurato in scultura: il colore.
La storia dell’Arte ci insegna che fin dall’antichità l’uomo utilizzava pigmenti e terre colorate non solo nella pittura ma anche nella scultura ed architettura. Infatti ne sono esempi alcune statue egizie ben conservate, sculture elleniche ed etrusche… lo stesso Canova, scultore neoclassico amava dare una seppur impercettibile tonalità rosea ai corpi femminili scolpiti nel lucente marmo bianco di Carrara
Viene detto tutto questo non di certo per costringere lo scultore a colorare le sue opere ma per renderlo consapevole che, oltre all’importanza (talvolta esagerata) che viene data al magico gioco luci-ombre, spazi pieni-spazi vuoti, anche il colore ha un suo altissimo valore nella scultura, sia esso solamente la venatura di un marmo, l’ossido di un bronzo, il nodo di una scultura in legno.
Ricordando che luce è tanto bianco e nero, chiaroscuro quanto varietà cromatica, torniamo quindi a parlare della sua funzionalità nella scultura. Lo scultore (quello vero) oltre a conoscere eccellentemente le varie ed efficaci tecniche per lavorare il marmo, il legno, l’argilla ed il metallo, sa utilizzare pienamente la luce ed i suoi svariati effetti espressivi.
Se infatti deve esprimere forti stati d’animo, violenti ed inquieti, oltre a dare forme dinamiche e contorte aumenterà anche il contrasto luci-ombre, eviterà ombre proprie troppo diffuse se non per enfatizzare lì accanto una superficie più forte e carica.
Se invece è sua volontà esprimere nella scultura amore, calma e serenità, la forma sarà più statica, predomineranno le superfici curve, ben levigate in cui la luce non andrà a scontrarsi con la materia ma scivolerà lentamente, senza ostacoli; gli effetti di chiaroscuro non daranno contrasto ma si fonderanno insieme in un armonia di toni.
(Damiano)
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