Prima Lezione

Dimest

Dimestichezza con l’impasto

Prima di accirgersi alla vera e propria arte di modellare credo sia doveroso iniziare a conoscere la nostra materia prima.
Prendiamo quindi un pezzo di creta, tagliamolo con il filo e cominciamo a costruire tre sfere di diametri multipli (es. 3-6-9 cm) ; questa operazione sembrerà stupida e banale, quasi tutti riusciamo a compierla senza difficoltà; proviamo ora con la terra rimasta a fare altre tre sfere esattamente dello stesso diametro delle prime. Probabilmente qui iniziano i primi problemi: se abbiamo troppa creta in mano la sfera apparirà più grande e viceversa. Iniziamo allora a togliere ed aggiungere, rimodelliamo il tutto finché non riusciremo a creare tre coppie di sfere apparentemente simili. Passiamo poi allo stesso esercizio modellando in questo caso un cubo, un cono ed una piramide (per queste esercitazioni non si devono utilizzare stecche o altri strumenti solo le mani).
Iniziamo ora la tecnica dell’impasto: partendo dal blocco di creta ed utilizzando il dito indice cominciamo a staccare dei pezzi di creta e, aiutandoci con i pollici di entrambe le mani, iniziamo a comporre un cilindro pieno: dobbiamo però prestare molta attenzione affinché i pezzi di creta aderiscano perfettamente l’uno con l’altro esercitando comunque una buona pressione con le dita roteando contemporaneamente il polpastrello dei pollici. Arrivati a questo punto non ci resta che verificare il nostro lavoro: prendiamo il filo e tagliamo il nostro cilindro a fette sia in senso orizzontale che verticale. L’impasto dovrà apparire omogeneo in ogni suo punto, non dovranno esistere ne bolle d’aria ne zone in cui si riesca a definire i pezzetti iniziali di creta.
Naturalmente bisognerà ripetere più volte l’esercizio prima di ottenere buoni risultati ma eviteremo in futuro lo spiacevole inconveniente di dover incollare e stuccare le crepe quando cucineremo le nostre opere.

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Prime forme

BUSTO FEMMINILE

Cominciamo con il costruire un cilindro cavo (spessore max 1 cm.) alto 25 cm. e di diametro 10 cm. avendo cura che risulti il più regolare possibile. Arrivati a questo punto spingiamo la creta dall’interno, con l’aiuto dei polpastrelli, e impostiamo le curve dei glutei, dei seni e della pancia. Utilizzando mirette e stecche modelliamo il tutto accentuando solchi, e curve del corpo. Aiutiamoci osservando delle figure di nudo o un libro di anatomia.

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ELEMENTI DEL VISO

Prendiamo uno specchio (quale miglior modello del nostro corpo) ed iniziamo a modellare il nostro naso: controlliamone la lunghezza, la curvatura, l’angolatura.
Passiamo poi alla bocca avendo molta cura a non farla apparire piatta come un disegno ma permettendo alle nostre mani di modellarla nello spazio, di darle il giusto rilievo come in effetti è in realtà.
Ora è il momento delle orecchie: osserviamone le curve, le caratteristiche, l’intersecarsi dei vari piani che ne compongono l’aspetto.
L’occhio rimane, seppur apparentemente semplice da modellare il cruccio di ogni scultore: è purtroppo una delle parti più perfetta e contemporaneamente più espressiva del viso; un errore nell’occhio può compromettere l’intera espressività di un’opera.

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OGGETTI DOMESTICI

Prendiamo un tubetto usato di dentifricio, una lattina schiacciata o per i più coraggiosi una pallina di carta fatta stropicciando un foglio, poniamola ad una distanza di 25 cm. ed iniziamo a copiarla nel nostro pezzo di creta avendo cura di ricomporre tutte le pieghe, le grinze e le proporzioni esatte dell’oggetto che abbiamo innanzi.
Questo esercizio più semplice dei precedenti ci insegna una gran cosa: creare ciò che effettivamente vediamo non ciò che superficialmente crediamo di vedere, non le idee preconcette del mondo che ci circonda.
Nella scultura questo fatto è importantissimo perché ogni piega, ogni ombra, ogni superficie liscia o corrugata sarà parte integrante dell’opera e madre della comunicazione artistica

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L’unione degli elementi

Come già accennato nel primo capitolo, il saper impastare ed amalgamare bene la creta è di fondamentale importanza per chi intende dedicarsi anche solo a livello dilettantistico al modellato. Sebbene la vera arte del modellato sia nel continuo aggiungere e togliere materiale, lisciare ed increspare la creta tuttavia non sempre questa tecnica risulta agevole.

Infatti se stiamo modellando una testa prima o poi dovremmo in qualche modo fare le orecchie; uno scultore (nella scultura classica), che generalmente utilizza solamente la tecnica dell’asportare prenderebbe uno scalpello e un paio di sgorbie (nel nostro caso mirette) ed inizierebbe a scavare dapprima in modo grezzo sbozzando ed eliminando in materiale in eccesso e infine sempre con più cura e delicatezza si avvicinerebbe al risultato finale, un colpo sbagliato, una sgrossatura eccessiva potrebbe però compromettere inevitabilmente il risultato finale.
Nel modellato tutto ciò non è necessario; possiamo mettere, togliere ingrandire rimpicciolire a piacimento tutti gli elementi che andranno a costituire la nostra opera finale. Nel nostro caso potremo tranquillamente modellare le nostre orecchie a parte, misurarle, confrontarle ed attaccarle in un secondo momento. Se utilizziamo la tecnica dell’impasto però corriamo il rischio che un eccessiva pressione (peraltro necessaria) non solo ci deformi le orecchie ma anche la testa.
Passiamo quindi alla fase di incollaggio: prepariamo innanzitutto la boiacca . Frantumiamo alcuni pezzi di creta essiccata ottenendo una polvere finissima quasi impalpabile e mischiamola con dell’acqua fino ad ottenere un impasto denso di consistenza cremosa; a questo punto la nostra colla è pronta. (Esistono in commercio confezioni già pronte per l’uso in cui generalmente vengono aggiunti degli additivi fluidificanti che aumentano il potere legante della boiacca; si può comunque ottenere un buon risultato aggiungendoci un pizzico di sale).
Preparata la boiacca procederemo a praticare, utilizzando una forchetta o un oggetto appuntito, delle zigrinature in entrambe le superfici che intendiamo far aderire; stendiamo la boiacca ed andiamo ad unire le nostre parti esercitando una leggera pressione.
Generalmente per evitare il formarsi di piccole crepe nell’esterno delle giunzioni asporteremo del materiale lungo la linea di giunzione utilizzando una miretta e riempiremo poi il solco creato con della nuova creta.

Quando riteniamo di aver raggiunto la forma che ci eravamo proposti o quando riteniamo di non aver più grosse modifiche da fare generalmente si passa alla fase delle rifiniture.

Si inizia generalmente con il lisciare,le superfici utilizzando le dita un po’ bagnate, eliminando graffi, sbavature e segni degli attrezzi. Utilizzando stecche in legno si ridisegnano e si puliscono pieghe ed increspature lasciate grezze (es. palpebre, contorno occhi…), accarezzando con le mani le superfici verifichiamo che non esistano gobbe o depressioni che risulterebbero evidenti solo dopo l’asciugatura ed eventualmente interveniamo.  In fase di rifinitura generalmente vengono effettuati anche gli effetti materici che verrebbero inevitabilmente rovinati dal continuo lavoro nell’opera. Mano a mano che l’asciugatura procede sarà opportuno intervenire più volte per compiere tutti quegli interventi che richiedono una certa consistenza della creta e sarà possibile infine utilizzare delle spugne o un panno umido per lisciare ulteriormente.

Non è necessario naturalmente rifinire eccessivamente la nostra scultura, alcuni artisti lasciano, ottenendo tra l’altro un piacevolissimo effetto “Van Gogh”, i segni delle stecche e le sbavature di creta, in altri casi, se vengono sviluppati in maniera ottimale gli effetti di volume e gioco d’ombre, l’esistenza di impronte e solchi dei polpastrelli aumenta ancor più la plasticità del modellato.

Quarta Lezione

L’asciugatura

Quando riteniamo che la nostra opera abbia raggiunto  l’aspetto desiderato passiamo all’asciugatura. Avremo quindi cura di riporre la scultura in un luogo dove non possa venir urtata o danneggiata in alcun modo, non a contatto diretto con i raggi del sole (per evitare un’asciugatura troppo rapida) e copriremo il tutto con un sacco di plastica in maniera che asciughi il più lentamente possibile. Sarà opportuno inoltre, a seconda naturalmente delle dimensioni dell’opera, bagnarla di tanto in tanto con uno spruzzatore.

Durante l’asciugatura infatti la creta si ritira di circa il 10% quindi le zone di spessore più fino e tutte le appendici esterne tenderebbero ad asciugare più rapidamente creando inevitabilmente crepe e tensioni interne; utilizzando un telo in plastica, bagnando con lo spruzzatore otteniamo invece un asciugatura controllata e più omogenea

Rifiniture finali

Una volta completata l’asciugatura finale è possibile intervenire ancora con alcune particolari rifiniture: sarà possibile levigare con della carta vetrata di grana fine, eseguire piccole incisioni e addirittura levigare e lucidare il tutto utilizzando un panno di lana

Cottura

La fase forse meno creativa ma più pericolosa e meritevole di particolari attenzioni è sicuramente la cottura. Dopo esserci assicurati che la nostra opera presenti spessori omogenei, sia asciugata correttamente e non contenga impurità che potrebbero farla esplodere (pezzettini di legno, di gesso, bolle d’aria…) si procede alla cottura.

Questo procedimento rende la nostra opera più resistente, leggera (non dimentichiamoci che viene espulsa completamente o quasi l’acqua di costituzione) e più porosa (proporzionatamente al coefficiente di ritiro ed alla temperatura di cottura). La cottura va effettuata da 850° fino a 1000° C a seconda del tipo e dagli spessori del materiale usato, e naturalmente dell’effetto finale desiderato. Altro fattore importante da considerare è l’incremento di temperatura; la lentezza cioè con cui raggiungiamo i vari gradienti termici. Infatti più tempo impiegheremo ad arrivare alla temperatura finale e minori saranno le possibilità che la scultura presenti crepe dovute a contrazioni tra zone di diverso spessore (un po’ come accade per l’asciugatura).Comunque, indicativamente i tempi sono più lunghi rispetto alla cottura del vasellame in maiolica soprattutto finché non si raggiungono i 600° C. Si possono raggiungere temperature anche più alte a seconda se si voglia ottenere un biscotto più o meno poroso; la temperatura varia anche dal tipo di terra utilizzata.

Data la complessità di questa fase consiglio, soprattutto a coloro che sono alle prime armi di portare a cuocere le loro opere da scultori professionisti o meglio ancora in forni specializzati; affrontare la spesa di un forno infatti non è cosa trascurabile; si potrebbe incorrere nell’errore di comperarlo troppo piccolo o non adatto alle nostre esigenze; inoltre prima di ottenere risultati apprezzabili bisogna imparare a conoscerlo, sapere in quali zone sviluppa più calore, saper collocare al suo interno le nostre opere in modo che siano correttamente accatastate in modo da farne stare il più possibile senza incorrere però nel pericolo che la rottura eventuale di una possa compromettere la stabilità delle altre.

Una tecnica di cottura molto economica ed adatta ad opere di modeste dimensioni consiste invece nell’inserirle in un bidone di ferro pieno di segatura di varia grana ed appiccare il fuoco. Il bidone dovrà essere fornito di buchi che serviranno per ossigenare la brace, abbastanza segatura non eccessivamente compattata tale cioè da permettere una lenta bruciatura senza che in alcune zone resti da bruciare (consiglio di mettere un po’ di paglia ogni tanto). Dovrà essere posto all’esterno in una zona controllata e priva di materiali infiammabili e, dopo aver appiccato il fuoco sia nella parte superiore aperta sia nella parte inferiore attraverso dei buchi che avremo applicato per questo scopo, dovremo attendere 10-15 ore finché il materiale non sarà completamente bruciato.

Questa tecnica, descritta in alcuni vecchi libri permette di ottenere apprezzabili risultati a costo zero; presenta però l’inconveniente di annerire completamente la scultura e la possibilità che la cottura non sia uniforme. Io personalmente le poche volte che ho usato questa tecnica ho infine ripulito le terrecotte con lavaggi alternati di acqua e soda caustica con acqua ossigenata, ottenendo decenti risultati.