Questioni di colore

Alcune volte, specialmente nel modellato siamo costretti ad utilizzare impasti colorati (acquistandoli da qualche fornitore oppure preparandoli aggiungendo terre, ossidi o pigmenti all’impasto di base) per ottenere particolari rese cromatiche in fase della cottura finale.
Attraverso l’ingobbio è invece possibile “colorare” esclusivamente la superficie esterna ottenendo lo stesso risultato ma risparmiando inutili spese e/o perdite di tempo.
L’ingobbio, di preparazione simile alla barbottina tranne che per l’eventuale aggiunta di pigmento, può essere realizzato con lo stesso impasto del c

orpo oppure con terre di diversa origine.
Molto spesso vengono realizzati manufatti in terra rossa (la più economica per intenderci) e poi ricoperti di un ingobbio bianco che fungerà da base neutra per le successive decorazioni (incisione, smalto…).
Attraverso l’uso di differenti ingobbi contemporaneamente è possibile anche ottenere effetti cromatici particolari: marmorizzazioni, sfumature e contrasti.

 

 

Preparazione

La preparazione dell’ingobbio è relativamente semplice e simile alla preparazione della barbottina: alla polvere o ad un impasto finemente tritato vi si aggiunge una quantità d’acqua tale da costituire una miscela abbastanza densa ed omogenea. Alla miscela ottenuta è possibile procedere con l’aggiunta di ossidi, di terre, di coloranti e addirittura di vetrina (per esaltarne colore e brillantezza) fino ad un massimo del 40% in peso.
In alcuni casi è possibile aggiungere anche polveri particolari che a loro volta daranno altrettanti particolari effetti cromatici e di texture; è il caso di limature di ferro, ottone e metalli in genere che resteranno “incastonate” nell’ingobbio conferendo a quest’ultimo particolari riflessi metallici; oppure l’utilizzo di polveri combustibili di diversa granatura (polvere di caffè, segatura, polistirolo espanso…) che dopo la cottura produrranno dei particolari effetti vuoto/spugnosi.

Tecniche

Va subito premeso che l’ingobbio, affinchè aderisca bene, deve essere applicato quando l’impasto sottostante è ancora umido o a durezza cuoio (altrimenti esiste la possibilità che si sfogli o si crepi).
Va applicato a immersione, a spruzzo (utilizzando però un aerografo modificato con ugello di almeno 2 mm), a pennello, a colata, a tampone… fino ad ottenere uno spessore di almeno 1.5-2 mm.
Una volta che l’ingobbio è relativamente asciutto è possibile procedere ad ulteriori finiture come la graffiatura, l’incisione, la sovrapposizione di altri ingobbi colorati, la texturizzazione con spugne, timbri, foglie, stoffa…
L’interessante tecnica della marmorizzazione tramite 2 o più ingobbi consiste nello stendere nel manufatto una prima mano di ingobbio base e, prima che questo asciughi, applicarvi sullo stesso delle goccie (oppure delle righe o dei disegni) di un altro ingobbio di colore contrastante utilizzando una siringa oppire una peretta; prima che i due ingobbi inizino ad asciugarsi è necessario imprimere al manufatto dei movimenti veloci che favoriranno la parziale miscelazione degli ingobbi e la formazione del cosidetto “effetto marmo” con le caratteristiche sfumature e sovrapposizioni di colore.